APPENA SVEGLIA

Appena sveglia, qui nel mio orto

che la notte ha trasformato:

si è arricchito di cianfrusaglie e di cose perse

.

Sembrava, ieri sera, questa appendice di paese

un imbuto che tutto risucchiava:

impronte d’elefante, carri di bestiame

bestemmie d’uomo, urla di donna,

sirene d’ambulanze

esposizione d’intime propaggini

e nella prova d’estate delle finestre,

le mie tempie aperte

.

Adesso l’aria piena di gocce che non riescono a cadere

si sta liberando piano di tutte le accozzaglie

.

Comincio a vedere chiaro

e a raccogliere dall’orto le frange delle insonnie

ciò che resta finisce

e scompare nell’acciottolato che si traversa

tutto ingoiato dalla terra

e i miei occhi tra i rami bassi di betulla

si lasciano lavare:

panni stesi, gocce fresche, petali di rosa, velo di sposa

occhi di leopardo … lingue di rospo, code di lucertola

e

un due tre!

la magia si fa fresca come una voglia!

10-6-23

un po’ poesia, un po’ filastrocca, un po’ così, libera, voglia di non essere e non fare.

CARO PAPA’

Prendo l’oro del mattino

Quando le tegole sono ancora fredde

E per averlo sui capelli lascio cadere i fiori dei tigli

.

Quello del mare lo lascio ad altri meno fortunati

Che soffrono di annegamenti blu o neri

.

E col mio oro sui capelli e sulle spalle

Cammino fino a quando dura

Mi occupo del cane

E un po’ del mio orgoglio

Non penso, non leggo troppe notizie

Perché caro papà non so più reggere il mondo

Come da bambina che gli disegnavo le gambe.

IN UN POSTO

in un posto c’erano le fragole

in un posto c’era uno specchietto d’acqua

in un posto nasceva l’aria

era dalla cruna di una montagna

poi nasceva anche la luna tutte le sere

nel posto delle poesie

poi fuori dalla poesia nasceva lei

davanti ai fari di un’automobile,

così come si può morire o nascere

sull’asfalto bagnato

ma è bella la pioggia nei sogni e nei sognatori

poi c’è il posto delle risorgive

dove sgorga il Po

e dove si piangono le vite

e si rincorrono i cani

poi io ho un posto

dove non succede niente o tanto

che non si vede

è solo pieno di rumori piccoli

e di echi lontani

dentro e fuori

Come se la notte fosse ovunque.

8-6-23

LA SIGNORA BRUNA

La signora Bruna controlla la permanente

I bigodini sono troppo piccoli per i suoi gusti

Lei vuole sembrare una sexi scafata

Non sa esattamente, ma ha l’immagine che si è fatta

e l’importante è sembrare

Inviare un sé che sfila per la via principale

Una sconosciuta!

che tutti si chiederanno da dove venga

si metterà un pezzetto di tacco

e un foulard rosso per attirare l’attenzione

di quelli che il vento può far volare dalla spider di Trintignant

È così che si vede la signora Bruna

Inseguita dalla quotidianità

con la sua borsina della spesa e le sardine sott’olio

sulla bici senza fanale e il freno davanti da aggiustare.

6-6-23

DI CIÒ CHE È GIÀ STATO

Il corpo nello sguardo

corre scavalcando

la pianura

terre nere e risorgimenti

guarda come corre solcando le anime dei cespugli

i grovigli dell’edera tenace

dividendo le nubi e il canto dei merli

guarda, lo vedi?

corre fino a dove l’orizzonte cambia

e si tramuta in calcare e sabbie

e guerre e anime mortali e dorsali e mari

poi si trattiene ad ascoltare tamburi

È come sentirli lontani nel quieto e sanguinoso mondo

Nel controverso lanciarsi all’inseguimento

Sempre di ciò che è già stato.

4-6-23

LA MIA AMICA NON LO SA

Sono stanca

La stanchezza preme contro gli argini

E le nutrie hanno fatto il loro lavoro

Sento che corri, che stai in compagnia

Che allaghi di voci le tue giornate

È una fortuna riuscire a stare nell’aria delle strade

E a riposare bene la notte

È una predisposizione tua al bicchiere mezzo pieno

Non preoccuparti della mia stanchezza

Quella è una strega subdola

È l’altra faccia della medaglia, sai lo yin e lo yang

Quelle cose lì, tutti abbiamo gli opposti

Forse è un gioco di equilibrio il nostro stare nella vita

La mia amica non lo sa

lei che vorrebbe fare giustizia con le iniezioni letali

lei sta aggrappata al bianco, dice che non ha il nero

ma poi forse si esplode o ci si arrugginisce in questo modo.

5-6-23

UMORALE, GRIGIOPERLA

Non c’era niente, nemmeno l’aria per suonare

Nemmeno un giorno da scardinare

Non c’erano i passi nudi

Solo dei denti che tranciavano parole

A singhiozzo

Qualcuno mordeva le labbra

Guardandosi dentro

Qualcuno misurava la pozzanghera grande

Col campanile ondulato

Nemmeno il cane a passeggiare

E nemmeno l’amore di tela lisa

Con i brillantini di plastica rappresa

-Ho la gola secca, vorrei un Martini-

Il dialogo biascicato

Poi c’erano ancora i fiumi dell’innocenza

Ancora bianchi, vestiti per la cresima

Prima della parata militare.

3-6-23

È UNA MELA

Ci sono tanti corridoi quando cominci

Vedi un leggero chiarore e t’inoltri

Poi trovi deviazioni nebbiose

E sì, ti lasci prendere dalla curiosità

Dalle percezioni

C’è buio e t’incammini ugualmente

Solo dopo ragioni o sragioni

Ti butti

e ripensi

Torni sugli stessi passi

È così la poesia

è una mela

Puoi decidere che sarà una mela

Ma non la forma o il colore o gli occhi dolci

2-6-23