Appena sveglia, qui nel mio orto
che la notte ha trasformato:
si è arricchito di cianfrusaglie e di cose perse
.
Sembrava, ieri sera, questa appendice di paese
un imbuto che tutto risucchiava:
impronte d’elefante, carri di bestiame
bestemmie d’uomo, urla di donna,
sirene d’ambulanze
esposizione d’intime propaggini
e nella prova d’estate delle finestre,
le mie tempie aperte
.
Adesso l’aria piena di gocce che non riescono a cadere
si sta liberando piano di tutte le accozzaglie
.
Comincio a vedere chiaro
e a raccogliere dall’orto le frange delle insonnie
ciò che resta finisce
e scompare nell’acciottolato che si traversa
tutto ingoiato dalla terra
e i miei occhi tra i rami bassi di betulla
si lasciano lavare:
panni stesi, gocce fresche, petali di rosa, velo di sposa
occhi di leopardo … lingue di rospo, code di lucertola
e
un due tre!
la magia si fa fresca come una voglia!
10-6-23
un po’ poesia, un po’ filastrocca, un po’ così, libera, voglia di non essere e non fare.