perdonate

perdonate questo stato di insignificanza in cui sono immersa

Questo giocare nel dire e non dire e cambiare canale continuamente!

Il tema vero è cercare di risparmiare, usare con parsimonia!

E allora, le parole sono gratis e ne escono a bizzeffe

È piacevole lanciarle in aria e osservarne la ricaduta a pioggia

Il rimbombo o il risuono

Quando toccano le tegole

O le canaline di rame

O le foglie e le teste. È interessante e curioso osservare il rimbalzo

O l’appiglio, l’opera del raffio che le riprende e insinuanti entrano nella stratosfera

dei cervelli e giocano a bocce

Anche se prendere il pallino non è facile,

significherebbe riuscire a scrivere una vera poesia

con le sue regole e le sue musiche

invece di star qui a cincischiare sulle giravolte di una piuma (o indifferentemente parola)

prima di posarsi sull’erba e definire così l’arrivo in un nuovo spazio

e temporale stato di grazia artistica che produce cerchi e cerchi nelle rimembranze

di una semplice casalinga di Prato.

13-5-24

A ZONZO

in questo breve fermento non certo poetico,

avendo nella mente

la paziente ricerca del secchio col raffio da pozzo.

declinando me

riducendomi e rilucendo-mi di chiaro

e dandomi dell’introvabile e innavigabile risorgiva

deteriorando l’aura magica mia, che amo profusamente! PROFUMO e ombra riparatrice, convertitrice di ARMONIE METALLIFERE

di quando fui

e dentro nel midollo

di ancora TENERO ALLUMINIO

delineandomi fosca in parte e, in controluce, nei centri di ogni arto e atrio e snodo ferroviario, di NITIDEZZA folgorante,

che vorresti sempre o, qualche volta non, convenientemente

per quel noi che vuole e non vuole e materialmente non osa

fino al fondo dei pensieri, illogici e farfuglianti

ancora in bozzoli di S E T A che dormono là dove non si riesce

dove le parole che non sai sono limite e fossato e reticolato

con lo STOP segnato in grande visibile dallo SPAZIO e dai MITOCONDRI tuoi

e da questa luna che mi divora interamente lasciandomi senza lisca!

12-5-24

intimamente

Leggere e dire. Si attende l’asciutto. Il tempo svuota

e segue leggi ferree.

prima vuole esaurire tutto il lievitato

poi far entrare la brezza e pulire

.

aggiungere il parlato di stomaco, del secchio, del pozzo

dei tremori, il cuore che vacilla

gelatinoso

da scaraventare nel pozzo

che cerchi, scandagli

la sua piccola melma di Po,

il sacro delle povertà

la maglia a righe sgualcita

ritornare al fondo

e risalire a prendere fiato.

tutto il resto fa la differenza fra te e il passato.

11-5-24

si nasce sempre diverse

Mi assaggio al mattino, il freddo, la casa, le chiusure. Sopravvengono.

la biscia si aggroviglia e fa dell’immobilità la sua difesa.

è tempo del dileguamento e della decantazione. Ancora il freddo

Ancora vecchie risorse. ricorsi alle foglie. rigoglio

La mutevolezza è sedazione, lavacro d’interni e d’intenti.

Leggere l’instabilità delle cose rinvigorisce le idee.

Le foglie non sono mai ferme.

Non sono messaggi subliminali, può essere che sia

realtà nuda e viscerale.

9-5-24

voglio bene

***

***

***

Voglio bene al tronco. Lui stringe la casa a me. Voglio bene. la sua vita composta

E straordinario nell’esplodere di sé. Intuisco  

identità simile i miei fianchi

Il bene a noi, sicuro. Di sé i rami e le foglie

Voglio stare propaggine

delle sue caverne e mole guerriera di sporgenze mai sazio

Voglio bene

Straordinarie forme nelle pieghe come se ci amassimo di materia

Mentre guarda in alto

E parlo e parliamo toccando, un velo di confusione tra noi e

muschio

Quasi a confonderci le mani.

7-5-24

una cura

Innanzi tutto e sempre

la finestra

e le belle passeggiate

nei giardini- incantesimo

Questo non deve mai mancare

.

E poi, tu

Ma, ragionando prima dei conti,

se per il divario che esiste fra me e te

io tenessi tutto disgiunto

e richiudessi un orlo di percezioni in un cofanetto dei segreti,

potremmo amarci,

fingere di amarci

fingere la felicità per una metà di noi,

fingere un palinsesto da soap opera

Fino al concreto afflosciarsi del pane

ma potrebbe essere, fin dall’inizio,

una cura d’ amore con  prescrizione di fine terapia.

6-5-24

il bandolo

Eppure non ha senso

Schiarirsi le occhiaie

E navigare ancora nel torbido dell’acqua

Pervicacemente.

Il cambio di visione è inevitabile

E anche riuscire a deludere, forse, il tuo vecchio

Per trovare fili d’erba fine

Nelle frequentazioni di maggio.

E

un’altra cosa,

per non smarrirsi, sarebbe bene comprendere il bandolo.

4-5-24

imparare

sembrerebbe, per esempio, che uno, una, non sia felice

non abbia quella dimestichezza con l’ambiente, le persone

sembrerebbe triste o amorfa al massimo

sembrerebbe che non vi fosse nel suo interno interiore

quel flusso frusciante di torrente

ma avesse solo un filo e torbido presente, un presente forse, a sé

e non agli altri

tutto sembrerebbe dall’andatura stanca

o assorta, senza il sorriso faceto del divertimento,

degli altri soliti, vite socialmente prensili, udibili, festaioli

immerse nella gioia in-fe-stan-te …

Poi lo vedi, la vedi nello scoccare di una scintilla

lo vedi, la vedi, prendere in braccio, sollevare i pensieri disegnati nella pupilla

e da persona esperta comincia con gusto e sommo piacere

comincia a seminare da esperto coltivatore

da persona informata e formata

insomma la vedi! come quasi eterea si muove nella folla, nelle file

dei disgiunti, la senti sfoderare una cosa lontana, che sembra ormai, che era chiusa nei seminterrati,

la senti che sfoglia storia e storie

che sa dire con la chiarezza rara di pochi, e con somma riverenza al sapere, la senti che non è spicciola filosofia

la senti che ti apre la mente

e tu sali, sei capace di salire di un gradino sopra al niente nel tuo scarso sale.

3-5-25

quindi dimmi

stamattina mi rimetto a te

prima che delusione insorga nel tuo occhio

distratto

disgiunto e assente

non voglio cadere nell’inganno dell’illusione

disillusa io

resterei volentieri nella densa proprietà

del mio corpo

in questa anomalia di calura imbalsamatrice di cieli

e aria di colore bianchiccio d’ indifferenza

e senza promesse di prorompenza

.

Quindi dimmi

Sei tu in grado di definire il prima e il dopo delle azioni da intraprendere

E dei cammini da disegnare per scalpellare la prosaica violenza dei nostri cardini?

28-4-24